È un “caso” teatrale da cui ormai gli appassionati non possono prescindere: l’Oblivion Show 2.0: il sussidiario.
Quasi impossibile per il pubblico non conoscere gli Oblivion: il loro Oblivion Show è uno dei maggiori successi delle ultime stagioni e ha segnato ovunque una serie clamorosa di sold out. Ma ormai hanno valicato anche i confini del palcoscenico, realizzando un esilarante libro sui Promessi sposi, tenendo memorabili Lectio dementialis sullo stesso argomento…
D’altra parte sono esperti di commistione di territori: vanno, infatti, ricordate l’esplosione della loro popolarità su internet, con 2 milioni di contatti in due anni per I promessi sposi in 10 minuti, le oltre 200 repliche del loro spettacolo nei più importanti teatri italiani, le entusiasmanti parodie in tv a Zelig…
Che cosa aspettarsi dal nuovo show, che conta nuovamente sul contributo registico di Gioele Dix? Tutto quello che può scaturire dalla fantasia di un gruppo che vanta un’attualissima trasversalità di mezzi e che è innamorato di una comicità vecchio stile. Gli Oblivion strizzano l’occhio al cabaret e al cafè chantant, praticano una satira (di costume, ma non solo) così garbata da essere anche più corrosiva, inventano giochi tra musica e linguaggio.
Come numi tutelari il Quartetto Cetra e Rodolfo De Angelis, Giorgio Gaber e la follia organizzata dei Monthy Python, il tutto legato dalla sorprendente capacità vocale e interpretativa di un gruppo che fa della professionalità e della precisione scenica la sua linea guida. Un’alchimia difficile da descrivere, come ha sottolineato qualche recensione, qualcosa che si cerca di inseguire rimanendo immancabilmente travolti dal ritmo, dalle risate e dalla densità di riferimenti musicali e culturali che gli Oblivion concentrano nei loro pezzi.